Sempre più spesso le attività umane interferiscono con la natura alterandone gli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie animali e vegetali che li popolano. Nell'anno 2000, quasi 1.200 delle circa 9.800 specie conosciute di uccelli (cioè circa il 12%), era considerato in pericolo. Di queste, quasi 700 erano classificate come "vulnerabili", più di 300 come "minacciate" e quasi 200 "in condizioni critiche". Proviamo a prendere in considerazione la famiglia degli Psittaciformi (pappagalli), i cui membri sono tra i più amati e diffusi “pet piumati” a livello mondiale, ma allo stesso tempo contano alcune delle specie globalmente più minacciate. Il declino delle popolazioni selvatiche dipende da vari fattori, primi fra tutti il bracconaggio e la deforestazione di molte aree con distruzione delle fonti alimentari ed i luoghi di nidificazione. Moltissime specie provengono da aree del mondo quali l’Africa ed il Sud America, dove spesso le situazione socio-politiche sono critiche (aggettivo ottimistico), in cui vi è un massiccio sfruttamento delle risorse naturali da parte di popolazione ed autorità, a volte per interessi economici, altre per pura necessità (in molti casi insieme al bracconaggio per il mercato nero, vi è quello a fine alimentare, perpetuato da persone che vivono in condizioni di estrema povertà). Visto il panorama complesso di base, in un progetto di conservazione, per riuscire nell’intento di contrastare il degrado ambientale ed il prelievo illegale, è necessario agire sulle popolazioni umane locali, sensibilizzandole sul problema e proponendo alternative efficaci che consentano loro di vivere nel rispetto dell’ambiente o ancor meglio traendo un sostentamento dalla buona gestione delle proprie risorse naturali (l’esempio dell’ecoturismo nel Costa Rica a fatto scuola in merito). Le campagne di sensibilizzazione, il cambiamento del sistema di gestione delle risorse ed il ripristino ambientale in genere richiedono molto tempo, ancor di più se i governi locali sono poco collaborativi o addirittura ostili ed in tale periodo le specie in oggetto rischiano la decimazione. A questo punto acquisiscono un ruolo fondamentale le popolazioni custodite in ambiente artificiale dagli avicoltori. I soggetti mantenuti in cattività (questo vale per qualunque specie animale e vegetale) sono un patrimonio preziosissimo, una vera Arca di Noé, che nel caso di scomparsa in natura ci consente comunque di sperare di rivedere in libertà tale specie in un domani, quando la causa dell’estinzione sarà rimossa.
Attenzione però!!!!!..... la tutela dell’ambiente e delle specie nel loro habitat naturale resta prioritaria!!!
La disponibilità di una certa popolazione in cattività deve essere considerata come una scialuppa di salvataggio su una nave…se la nave affonda c’è la scialuppa…ma il naufragio va comunque evitato con tutti i mezzi possibili!! Questo grande tesoro nelle mani degli allevatori comporta però la grande responsabilità di garantire il benessere psico-fisico degli esemplari, che non si limita alle dimensioni minime di legge delle gabbie, ma comprende una alimentazione equilibrata, un corretto arricchimento ambientale, l’attenta gestione igienico sanitaria, la prevenzione e la cura delle patologie (scusate il conflitto di interessi!!) e la possibilità di espletare i tipici modelli comportamentali (il comportamento riproduttivo, la ricerca del cibo, il gioco, la socializzazione, il riposo, la predazione per i predatori). Di base chiunque custodisca un essere vivente dovrebbe diventare un ricercatore di tale specie, cercando di studiarne il comportamento e le esigenze naturali, per poterne soddisfare al meglio ogni bisogno, al fine di aumentarne la qualità della vita. Voglio concludere citando il caso dell’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), estinto in natura nel 2000, quando l’ultimo maschio libero è scomparso nella Caatinga, una piccola zona nello stato di Bahia (Brasile nord-orientale), ma di cui esistevano ancora una settantina di esemplari in cattività, custoditi da diversi allevatori sparsi nel mondo. Un progetto internazionale, che continua tuttora, vide coinvolti organi quali Conservation International do Brasil, Fundaçao Garcia D'Avila, Fundaçao Parque Zoológico de São Paulo e Loro Parque Fundación, supervisionati dall’Istituto Brasiliano per l'Ambiente e per le Risorse Naturali Rinnovabili (IBAMA), grazie anche alla disponibilità dei diversi avicoltori che misero a disposizione i loro esemplari, creò un libro genealogico di tale specie e mediante programmi di riproduzione sta tentando di incrementarne la popolazione mantenendo la massima variabilità genetica, in vista di una futura reintroduzione in natura, quando le condizioni ambientali lo consentiranno. Grazie a quei 70 individui esiste ancora una speranza, se pur tenue, per la specie.
A chi volesse approfondire l’argomento consiglio di visitare il sito del World Parrot Trust (WPT) www.parrots.org, organizzazione internazionale che si occupa del benessere dei pappagalli in cattività e promotrice di numerosi progetti di conservazione in tutto il mondo (tra cui quello per Psittacula echo e dell’Ara Glaucogularis).
Dott. Tiziano Iemmi
Medico veterinario Parma.
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