Il topazio è una mutazione recessiva autosomica avvenuta sullo stesso gene che mutando precedentemente ha prodotto il phaeo; di conseguenza topazio e phaeo sono allelici.
La mutazione agisce riducendo sia le eumelanine che le feomelanine, agendo anche su becco, zampa e occhio.
L’eumelanina è ridotta ed assume (nei neri) una tonalità brunastra scura in un primo tempo correttamente chiamata testa di moro, oggi, meno correttamente nero cioccolato. L’azione è accentuata sulla rachide, ma nei neri non è molto evidente, inoltre si hanno irregolarità sulle marcature, ove si hanno restringimenti, tuttavia poco visibili nella gabbia e più rilevabili con l’osservazione manuale.
L’occhio è rosso scuro nel pullus appena nato, ma dopo pochi giorni diventa scuro e nell’adulto non più rilevabile rispetto al classico, almeno con osservazione normale.
Becco e piedi subiscono una drastica riduzione della melanina e diventano carnicini o quasi, solo i migliori palesano un tono brunastro.
La feomelanina è ridotta, ritengo un poco di più rispetto all’effetto pastello.
I soggetti neri che palesano presenza di feomelanina somigliano molto ad un bruno classico; questa era la norma all’inizio.
Successivamente, cambiando selezione a favore dell’eumelanina e contro la feo, aiutata moltissimo da incroci con ottimi classici, l’aspetto è cambiato e somigliano molto a neri pastello, dai quali si differenziano bene per il becco e le zampe che non sono nere.
Il maggiore protagonista di questa svolta è il concittadino Nadino Ghillani che ha prodotto soggetti molto interessanti che gli hanno consentito di vincere vari titoli italiani e mondiali.
L’interazione col bruno produce il bruno topazio, trattasi di tipo di recentissimo riconoscimento, in quanto trascurato per molto tempo. Inizialmente questi canarini somigliavano molto a dei bruni pastello con disegno, oggi si sono abbastanza differenziati.
Il disegno pure ridotto è abbastanza evidente, superiore a quello che normalmente si nota nei bruni pastello.
Ho avuto l’impressione che nei bruni topazio le marcature fossero inferiori in proporzione al disegno delle striature, fatto stranissimo che mi riservo di confermare e se possibile chiarire.
La rachide chiara è abbastanza evidente. L’occhio nell’adulto non è ben rilevabile come rosso e si confonde col classico.
L’aspetto d’insieme è stato descritto dalla c.t.n. come ambra. È descrizione che non condivido molto, poiché vi sono varie tonalità di ambra e a me fa più pensare a qualcosa di diverso, come certe ciprie, forse era meglio attendere prima di citare una tonalità precisa essendo il tipo in evoluzione selettiva.
La selezione è quella classica dei bruni, e si ricerca il disegno lungo e largo nei limiti di questo tipo, nonché la feomelanina bene espressa ancorché ridotta dalla mutazione topazio. Utile l’incrocio con ottimi classici, sia bruni che neri, questi ultimi con bruno e con ottimo disegno, per aiutare il disegno.
L’agata topazio ha avuto un grande successo, a mio parere anche maggiore dei suoi scarsi meriti.
Questa interazione produce a livello di eumelanine un colore brunastro scuro inizialmente chiamato testa di moro e poi seppia, questa volta la dizione ultima è molto azzeccata; infatti corrisponde bene al colore denominato così e noto in campo pittorico e naturalistico.
La rachide, nei soggetti tipici, è ben visibile come chiara, la riduzione della feo è, a mio avviso, leggermente superiore a quella del pastello, l’occhio non è rilevabile come componente rosa nell’adulto, almeno ad osservazione normale.
L’espressione finale è molto simile a quella dell’agata pastello, dal quale si differenzia per i modesti particolari già indicati, vale a dire rachide chiara, ma non in tutti i soggetti, tonalità seppia anziché grigio ferro, ed irregolarità alle marcature, peraltro poco evidenti se non alla mano. Inoltre i soggetti scarsi dei due tipi diventano ancora più simili, vi sono anche agata pastello pessimi con rachide abbastanza chiara.
La selezione è quella dell’agata classico, utile l’uso di ottimi portatori classici; infatti pare che i portatori favoriscano la rachide chiara, come del resto nell’allelico phaeo i portatori ostacolano il difetto melanina centrale.
L’isabella topazio viene prodotto con cura da pochi anni e non è ancora stato riconosciuto. All’inizio somigliava molto ad un isabella pastello con disegno oggi si differenzia molto meglio, mutatis mutandis come il bruno.
In effetti i pochi soggetti che ho visto presentano un disegnino gradevole ed un contorno molto diluito.
Rachide chiara, occhio rossiccio, anche se non in modo molto evidente.
C’era chi paventava confusioni con il satiné ma le differenze si vedono, l’isabella topazio ha marcature e sotto piuma più chiari e striature non fulve ma bruno molto ridotto, praticamente beige abbastanza chiaro.
L’isabella topazio se osservato con molta attenzione mostra lievi tracce di feo diluita, che mancano del tutto nel satiné.
Vedremo cosa accadrà in seguito, raccomando l’incrocio con ottimi classici soprattutto agata.
Ricordo che gli intermedi phaeo-topazio vanno squalificati, poiché non riconosciuti, decisione ineccepibile.
Tali intermedi nascono accoppiando i due tipi in oggetto poiché essendo allelici non complementano, cioè non nascono dei classici doppiamente portatori ma appunto intermedi, con caratteristiche un poco più simili al topazio e comunque di nessun pregio.
In conclusione vorrei ricordare che se un intermedio viene accoppiato ad un classico nascono metà portatori di phaeo e metà di topazio, non di entrambi i fattori e non sono distinguibili.
Per ulteriori accoppiamenti e chiarimenti rimando al mio testo.
Giovanni Canali
- Accedi per poter commentare