La Falconeria è DOC

Inviato da Rolando Zanin il Lun, 11/04/2016 - 00:12
aquila reale

La Falconeria è… caccia praticata per mezzo di uccelli rapaci addestrati. Addestrati a che…? ad accettare l’Essere Umano come presenza non pericolosa e, successivamente, come compagno di caccia... Dal punto di vista biologico potrebbe essere considerata un mutualismo, cioè un rapporto tra due specie diverse che nella stretta collaborazione trovano un reciproco vantaggio: per l’uccello circostanze di sopravvivenza meno precarie di quelle che in natura sono destinate ai suoi cospecifici (il falconiere lo custodisce dai predatori e dalla fame), per l’uomo beh… la possibilità di praticare una disciplina che può offrire enormi gratificazioni e che può facilmente divenire una vera e propria filosofia di vita. La falconeria ha probabilmente origini preistoriche anche se, all’epoca, i nostri antenati, ancora ai primi barlumi di una autocoscienza ben definita, sicuramente si limitavano a osservare i rapaci di taglia medio-grande in attesa del momento giusto per poterli derubare delle loro prede, o ancora meglio di poter uccidere entrambe, preda e predatore, con una sassata o una bastonata, allo scopo di procurarsi un pasto… sicuramente anche i giovani rapaci, incapaci di volare per la giovane età o perché ridotti a penne ed ossa dall’incontro col loro primo inverno, con il suo freddo e la sua scarsità di prede, beh… saranno finiti tal quali nella pancia dei nostri antenati scimmioni… erano sicuramente tempi molto pratici e poco raffinati…; poi con l’andar del tempo, l’aumento delle dimensioni dell’encefalo (il nostro), magari un fine primavera particolarmente abbondante di cibo… a pancia piena lo scimmione sarà stato raggiunto dall’intuizione… “quest’anno i falchetti presi dal nido non li mangio, ma li allevo”… immagino che l’avventura della falconeria sia nata così… da una intuizione pratica favorita da un relativo benessere e dalla fortissima propensione umana a prendersi cura dei cuccioli, anche quelli di altre specie… il resto sarà venuto da sé… come la palla di neve che gettata giù dal pendio diventa valanga… i falchetti saranno cresciuti con poca paura dell’uomo, avranno imparato a tornare, gridando, dal genitore adottivo per avere la carne… ma allora i frigoriferi non c’erano… quindi come in natura si saranno precocemente spinti verso le prede facendo le loro prime catture: uccelli giovani e inesperti tanto quanto loro… e l’uomo avrà capito che le loro potenzialità erano meglio sfruttabili prendendoli con la mano per le zampe, come raffigurato in alcuni antichissimi bassorilievi (allora non erano stati ancora inventati i “geti”, laccetti di cuoio che servono per il contenimento del rapace), e lanciandoli all’inseguimento di prede che potevano sfamare entrambe (una femmina di falco pellegrino può catturare un’anatra che pesa più di un chilo e ritenersi soddisfatta dopo averne mangiato 150grammi, il resto è per il primo che arriva…); più tardi l’uomo, ad imitazione della stretta di cui era capace la propria mano e probabilmente dall’osservazione di qualche vegetale rampicante, avrà inventato il laccio scorsoio e il “geto”, avrà imparato a catturare i falchi giovani gia involati dal nido da qualche mese… più selvatici, ma anche più silenziosi e più abili nella caccia poiché istruiti alla scuola dei loro genitori naturali… eccetera eccetera eccetera …. Il luogo d’origine della falconeria sembra essere stato l’Asia; da questa radice si è pian piano diffusa in tutto il mondo, ha raggiunto paesi in cui i rapaci erano gia da tempo considerati divinità, si è amalgamata con le culture con cui entrava in contatto ed in alcuni casi ne è divenuta parte integrante, importantissima e raffinata, anche dal punto di vista dell’impianto formale; in tutto il medioevo europeo, per esempio, fu considerata privilegio dei nobili che vedevano nel falco il proprio alter ego; in tale epoca la falconeria ed il possesso dei rapaci era regolamentato assai rigidamente e ai trasgressori erano comminate pene durissime e punizioni violente. Si preparavano, però, tempi duri anche per i rapaci… dopo millenni vissuti sugli altari, l’avvento della polvere da sparo e le successive rivoluzioni antiaristocratiche accompagnate da ideologie iconoclaste videro nei rapaci, in parte la figura di competitori per la selvaggina e rapinatori di pollame domestico, in parte l’incarnazione dei valori della vecchia aristocrazia e dei vecchi poteri in via di abbattimento… così si decise di perseguitarli con ogni mezzo (trappole, armi, maldicenze) e si era assai orgogliosi di mostrarli inchiodati come cristi all’uscio di casa… (forse era più civilizzato l’antenato scimmione)… fatto sta che i nostri amati, per almeno due secoli, furono uccisi a migliaia e migliaia ogni anno (abbattimenti scrupolosamente annotati da guardiacaccia un po’ meno “verdi” degli attuali….); le due guerre mondiali concessero agli uccelli un po’ di respiro, essendo la maggior parte degli uomini maschi occupati sui vari fronti bellici; le popolazioni crebbero nuovamente sino agli anni 1950-60,quando, loro malgrado, dovettero fare conoscenza con una nuova invenzione umana: l’ “agricoltura chimica” e l’ allora moderna molecola DDT e insetticidi organoclorurati assortiti… il danno alle specie e alle popolazioni di rapaci (ed altri animali) fu ingente; queste molecole lipotrope andarono via via accumulandosi nelle catene alimentari potendo accumularsi e conservarsi al suolo e nei grassi animali per diverse decine di anni, in particolare poterono intromettersi nella struttura del guscio delle uova, e con particolare efficacia in quelle dei rapaci, causandone un indebolimento e conseguente schiacciamento durante la fase della cova… la natalità in molte popolazioni di uccelli rapaci e marini si abbasso tanto da buttare molte di esse sull’orlo dell’estinzione; si tratto “semplicemente” di un avvelenamento degli habitats di livello planetario…; quest’epoca fu la più difficile per i falchi, ma anche per i falconieri…non solo per la scarsa reperibilità di falchi da addestrare, ma per un mutamento della considerazione sociale verso gli appassionati di falconeria…; i neonati movimenti ecologisti e protezionisti, nati e cresciuti proprio grazie alle mutate condizioni economiche delle nazioni occidentali e all’arrivo del benessere seguito a ruota dal consumismo, sicuramente costituiti, all’inizio, da persone veramente votate alla difesa dell’ambiente naturale e delle specie nell’interesse stesso degli altri Esseri Umani, con l’andar del tempo…forse… diciamo così… la buttarono un po’ in politica…, trasformarono i rapaci in totem sacri e intoccabili e cominciarono a gettare fango sui falconieri… motivo? Erano in pochi, ma facilmente identificabili… molto più difficile perseguitare il bracconiere che spara e fugge o il contadino che sparge veleni sui campi… così saltò fuori la storia che i falchi erano quasi estinti perché i falconieri andavano a prendere i pulcini nei nidi… e a causa di una calunnia e dell’ignoranza generale, dal giorno alla notte, qualcuno divenne il paladino della difesa degli animali, mentre il falconiere smise di essere la persona amante della natura, l’uomo dalle qualità ammirevoli citate da Federico II, appassionato,ma pure riflessivo, solerte, con un grande controllo di sé… e divenne un malandrino, un poco di buono che andava rubando in giro, di notte o alle prime luci dell’alba per non farsi scoprire, che era la causa della sparizione dei falchi in natura… mai, mai! nella più che millenaria storia della falconeria, l’attività dei falconieri portò nocumento alle popolazioni di uccelli rapaci, neppure nel medioevo … perché da sempre si sono catturati quasi esclusivamente uccelli “di passo” (giovani in migrazione durante il loro primo inverno)… l’80% dei quali era (ed è) destinata a morire di stenti prima di vedere la primavera successiva… anzi…, gli uccelli catturati dai falconieri erano spesso tenuti per una stagione di caccia o due e successivamente liberati per aumentare la popolazione riproduttiva e avere più scelta, durante gli anni seguenti, fra i giovani da catturare… è incredibile quanto la maldicenza e la disinformazione siano tuttora utilizzate da molti senza remora alcuna… comunque… all’epoca, si parla degli anni ’60, i falconieri, molti dei quali erano ornitologi, studiosi, alcuni professori universitari, decisero di tentare l’ “impossibile” : la riproduzione in cattività dei rapaci… la loro professionalità e la loro conoscenza della biologia degli uccelli ebbero un credito superiore a quello delle maldicenze presso le Autorità Statali che concessero, soprattutto in America, Germania, Inghilterra, Spagna, permessi legali per la raccolta di uova preso i nidi e la cattura dei falchi da impiegare in progetti di ricerca sulla riproduzione… il risultato fu che i nostri eroi riuscirono nell’intento e molte popolazioni di rapaci oggi esistono grazie a loro… clamoroso il caso del falco pellegrino in Nord America: ormai estinto, fu recuperato dal lavoro del professor Tom Cade e dall’organizzazione da lui creata il “Peregrine Fund” che ancora oggi è uno dei più importanti gruppi di ricerca sui rapaci a livello mondiale. Il dottor Cade, insieme con altri falconieri, è uno dei miei eroi personali e ho il sogno di poterlo conoscere, un giorno… . Oggi, i falconieri moderni acquistano i propri rapaci presso allevatori specializzati; in Europa ciò è la norma, essendo in vigore leggi che escludono del tutto la cattura degli individui selvatici; purtroppo ciò permette a persone poco preparate e poco motivate di entrare in possesso degli uccelli semplicemente perché possono… comprarli, conseguentemente aumenta il numero dei “possessori di falchi” e diminuisce quello dei falconieri…la mia preferenza e il mio apprezzamento personale è per il modello americano: negli Stati Uniti d’America e nel Canada, può detenere rapaci e/o comprarne esclusivamente chi, sotto la supervisione di un falconiere anziano, cattura da se il primo uccello da addestrare, potendo scegliere tra due specie soltanto, il gheppio americano (Falco sparverius) o la poiana codarossa (Buteo jamaicensis); catturare un selvatico è una grande impresa per un neofita, e richiede un impegno assai maggiore di quello consistente nell’esborso di 1000 euro per comprare una femmina di pellegrino… ma da noi è addirittura un argomento tabù… pazienza…, nessuna legge impedisce agli uomini di buona volontà, armati della loro passione, di binocolo e scarponi e di qualche libro di quelli giusti, di farsi una cultura approfondita, naturalistica e non solo, all’interno della quale la falconeria può divenire una gigantesca fonte di ispirazione e di personale soddisfazione. Siate orgogliosi delle cose che conoscete! Un saluto a tutti.

Rolando Zanin

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