Il canarino rosso

Inviato da Canali Giovanni il Lun, 11/04/2016 - 02:12

Nel canarino domestico è avvenuto un fatto molto singolare, un flusso genico dall'esterno della specie.
La specie donatrice è il cardinalino del Venezuela. Il tentativo di ibridazione fra il bellissimo esotico parzialmente rosso e il canarino ebbe successo e ben presto ci si accorse che la percentuale di ibridi maschi fecondi (F1) era molto alta.
Incrociando di nuovo i reibridi fecondi (R1) col canarino e i loro figli (R2, R3 ecc...) ancora col canarino e con successive selezioni, si notò la trasmissione di colorazione rossa che mescolandosi al giallo del canarino diventava arancio più o meno carico a seconda dei soggetti e della selezione. Si finì col creare una nuova varietà popolarissima. La novità ebbe tale successo che contribuì in modo probabilmente determinante a far nascere la canaricoltura di colore.
Purtroppo si scoprì ben presto che la somministrazione di certi carotenoidi aumentava la ricchezza del rosso. Così oggi oltre alla

selezione, anche l'alimentazione colorante ha un ruolo determinante sull'esito finale.
Ho più volte confessato di non essere mai riuscito, nel mio intimo ad accettare bene questo metodo, di colorazione artificiale, anche se ormai è acquisito.
Anche l'origine impura, causa l'ibridazione, urta con la mia ipersensibilità di purista.
Tuttavia i canarini rossi furono fra i primi a colpirmi da bambino e fra i primi allevati, circostanza del resto anche troppo comune.
Oggi i canarini a fattori rossi hanno raggiunto buoni livelli di espressione soprattutto grazie ai coloranti e si avvicinano al rosso del cardinalino.
Fin dall'inizio lo sforzo selettivo si orientò, come ovvio, ad avere il massimo dell'espressione rossa.
Nacquero anche strane e sbagliatissime teorie su come arrivare al rosso pieno, ma questa meta utopistica non è realizzabile.
Il rosso; infatti non è pieno neppure nel cardinalino che ovviamente non può dare più di quanto egli stesso abbia. Lo si nota osservando la banda alare che è arancione; inoltre non tutti i cardinalini hanno la stessa espressione di rosso. Per di più se il cardinalino non è alimentato con sostanze coloranti dopo la muta diventa arancione.
Rimane tuttavia validissima la selezione verso il rosso più spinto possibile.
Va ben precisato che il rosso è una caratteristica poligenica o multifattoriale, di conseguenza si segue la linea selettiva dei cosiddetti caratteri quantitativi accoppiando fra di loro i soggetti più rossi.
Purtroppo l'uso dei coloranti rende la cosa difficile più del normale, poiché non è facile capire fin dove arriva la natura e dove comincia l'effetto del colorante. Di conseguenza può accadere di confondere un soggetto ben colorato, ma scarso geneticamente con uno valido anche dal punto di vista genetico. Per contro un soggetto geneticamente ottimo ma mal colorato può apparire inferiore alla sua vera potenzialità.
Per districarsi è necessaria l'esperienza; può venire in aiuto l'osservazione delle ali e della coda se non mutata. Le remiganti e spesso le timoniere non vengono cambiate con la prima muta; di conseguenza il giovane adulto mantiene le penne suddette allo stato naturale, non colorate.
Nei migliori le penne remiganti e timoniere, non mutate, sono biancastre, mentre quelle dei peggiori sono giallastre. Ciò si verifica poiché nei peggiori la permanenza di molto giallo inquina tali penne.Immagine rimossa.
Nei migliori essendoci più rosso le penne forti non vengono pigmentate, probabilmente causa la maggiore lentezza di elaborazione del rosso rispetto al giallo. Bisogna anche considerare che le penne forti di cui sopra si formano per prime e sono più grandi, di conseguenza il pigmento rosso pare non faccia in tempo ad arrivare, contrariamente al giallo di più rapida elaborazione.
Sulla faccenda delle ali bianche e gialle sono uscite strane ipotesi, come quella che vorrebbe i soggetti ad ala bianca geneticamente agata o isabella e quelli ad ala gialla neri o bruni. Tesi come questa non hanno alcun fondamento e sono state stroncate dal sottoscritto nelle sedi opportune, è bene non prestarvi alcuna attenzione.
Una finezza è quella di preferire soggetti privi delle strutture del piumaggio che producono l'effetto di diffusione, responsabile dell'espressione limone nei gialli, per avere un colore più caldo, era il compianto Vaccari a suggerirlo, suggerimento corretto ma di non facile esecuzione.
L'alimentazione colorante va somministrata molto presto dopo lo svezzamento, non oltre il quarantesimo giorno, altrimenti si rischia di avere le spalline gialle.
Si può aggiungere il colorante sintetico al pastone oppure comprare il pastone con colorante già pronto.
Nel primo caso è necessario dare le dosi ottimali indicate dalla casa produttrice; infatti dosi scarse hanno un apporto scarso con colorazione tendente all'arancio, dosi eccessive oltre ad essere nocive, producono effetti violacei.
All'estero vige la regola di somministrare l'alimentazione colorante da nido, anzi già alla femmina, almeno una settimana prima della deposizione delle uova (praticamente una settimana almeno prima dell'accoppiamento) per avere coloranti già dentro il guscio.
Cominciando solo dalla nascita si ha non tutta la penna, ma solo il bordo inferiore colorato, del resto è il luogo deputato ai carotenoidi già in natura, come si nota osservando i gialli.
L'obiettivo che si raggiunge è quello di avere una colorazione omogenea che comprenda anche ali e coda. Questo metodo è per me inaccettabile, poiché nocivo per la salute dei canarini; già faccio fatica ad accettare la colorazione normale.
Inoltre la bellezza dei soggetti colorati da nido è inferiore, le ali e la coda bianche sono un contrasto piacevolissimo.
Oggi fortunatamente gli italiani sono riusciti ad avere una categoria a concorso ad ala bianca ; di conseguenza chi lo desidera, può partecipare alle mostre internazionali senza essere costretto a colorare da nido, per evitare una ingiusta penalizzazione.
Ho già segnalato che la selezione è ostacolata dall'alimentazione colorante, visto che rende più difficile l'osservazione della vera qualità della varietà del soggetto.
Ritengo opportuno non colorare gli adulti per non danneggiarli e valutarli meglio, anche se può ostacolare la loro eventuale vendita.
Per quel che concerne l'alimentazione colorante, un sistema poco ortodosso, ma efficacie è quello di togliere i semi per qualche ora, al fine di garantirsi una buona assunzione di pastoncino colorante da parte di tutti. Attenzione a non esagerare e a non dimenticarsi.
Importante per evitare competizioni è mettere diversi porta pastoncino, magari non pieni per evitare sprechi. Da tenere presente che la luce danneggia i coloranti, quindi non esporli più del necessario.
Discusso se le verdure danneggino l'assorbimento del colorante, i più si limitano alla carota che pare, non creare problemi, è triste comunque negare un cibo non indispensabile ma utile e gradito.
 

Giovanni Canali